Relazione Archeologica
Sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana tra la primavera e l’estate del 2010 interventi di ristrutturazione delle cantine di Palazzo Orsucci, prestigiosa dimora signorile situata nel centro di Lucca, all'angolo tra Via San Giorgio e Via Cesare Battisti, hanno dato l'avvio ad un'indagine archeologica estensiva degli ambienti interrati che ha portato alla scoperta di una domus romana risalente all'inizio del I secolo a.C. e ristrutturata in età augustea. Sono visibili strutture murarie e reperti di epoca romana, longobarda, medioevale e rinascimentale, con fregi architettonici, oggetti domestici e votivi. In un unico ambiente è possibile ammirare l’evoluzione delle tecniche costruttive avvenuta in 2000 anni della Storia della Città. Le strutture antiche, conservate per un'altezza di circa 60 cm, delimitavano alcuni ambienti pertinenti al lato meridionale dell'edificio, prospicienti un'area aperta glareata, ancora ben conservata, e dotata originariamente di un portico, aperto su uno dei decumani minori della Lucca romana, replicato dall'attuale Via San Giorgio. Le murature messe in luce presentavano il caratteristico paramento, noto in ambito lucchese, a liste e bozze di calcare di colore giallo con venature grigie, di medie dimensioni, poste in opera su filari orizzontali regolari, con calce povera mista a sabbia; all'interno Yemplecton era composto da minute scaglie di calcare, residuo della lavorazione della pietra, e frammenti di laterizi. Vicino alla fondazione è stato recuperato un frammento della base di un altare fittile, forse un larario, e di una coppa di ceramica a vernice nera. A questa fase di ridefinizione degli spazi abitativi è riconducibile anche una canaletta idrica, con orientamento nord-sud, delimitata da spallette laterali a blocchetti di calcare, alternati a liste sottili di calcare giallo; il fondo era costituito da frammenti di embrici di grandi dimensioni, coppi e scaglie di calcare, posti di piatto, con pendenza verso sud dove si conservava, ancora in situ, un frammento di tubulo fittile, finalizzato a scaricare le acque meteoriche all'esterno dell' edificio. La posizione dei basamenti ha consentito di ipotizzare la presenza di un'area porticata esterna all'abitazione, prospiciente il decumano sul lato meridionale, ed estesa anche lungo il lato orientale, come sembrerebbe indicare la terza base rilevata. Durante le fasi finali del lavoro di scavo, nell'area esterna alla domus, è stata rilevata un'ampia buca circolare dalle pareti concave, ricavata nel riempimento di età augustea, al centro della quale era stata deposta un'anfora, in posizione orizzontale, orientata est-ovest, privata del puntale, del collo e delle anse. Il contenitore era stato sepolto intenzionalmente, a protezione di due oggetti, ritrovati al di sotto: un vasetto di forma globulare, in ceramica comune, conservato pressoché integro, caratterizzato dall'orlo espanso e rigonfio, con pareti piuttosto sottili, anche se non perfettamente inseribili nella nota classe ceramica per rimpasto semi depurato; una fibula di bronzo, del tipo "Aucissa", dotata di ardiglione con doppia molla in ferro, arco ornato da una serie di motivi incisi a cheuron, e staffa con terminazione sferica, ancora in perfetto stato di conservazione. All'interno del vaso erano presenti tracce di carbone e cenere, percepibili anche vicino alla fìbula. L'insieme sembrerebbe suggerire un contesto rituale, con gli oggetti utilizzati per raccogliere i resti dell'offerta rituale, poi deposti intenzionalmente sotto l'anfora, nell'area prospiciente lo spazio domestico. Considerando che nel vano adiacente è stato recuperato il frammento di un altare fittile, gettato nello strato di livellamento coevo alla ristrutturazione dell'edificio, è plausibile ipotizzare che gli oggetti ivi sepolti siano la testimonianza di un rito di "rifondazione" della domus, magari a seguito di un cambio di proprietà che giustificherebbe la distruzione del larario più antico. Più frammentarie le informazioni sulle trasformazioni dell'area in età tardo antica, durante la quale venne impiantata un'attività artigianale: su uno dei piani di lavorazione era conservata una moneta di bronzo residua, un asse emesso da Tiberio, recante sul recto l’effige di Augusto con legenda DIVVS AVGVSTVS PATER, sul verso, la raffigurazione dell'ara accesa, affiancata dalle lettere S C e legenda PROVIDENT, databile al 14 d.C.
All'esterno della zona artigianale, in uno degli strati di livellamento, sono stati recuperati numerosi intonaci dipinti e alcuni frammenti di una lastra di rivestimento, riconducibile alla tipologia delle "lastre Campana", in cui era ben riconoscibile la figurazione di un fanciullo a cavallo di un delfino, reso con particolare accuratezza, coronata da un fregio di palmette e con cornice a ovuli. La ricomposizione dei frammenti, avvenuta al termine dei lavori, ha consentito di ricostruirne il modello compositivo ispirato a un soggetto marino con due fanciulli in posizione speculare che cavalcano delfini e trattengono per i capelli la testa di un essere marino o di una Gorgone. La lastra, doveva verosimilmente far parte di un fregio della domus, e ha ispirato la denominazione del sito, oggi noto come "Casa del Fanciullo sul Delfino". Il restauro complessivo, promosso dal proprietario Giuseppe Bulleri, ha portato, dopo quasi due anni di lavori, alla valorizzazione delle strutture antiche e al loro inserimento in un percorso museale attrezzato, aperto al pubblico. Inaugurata il 31 marzo 2012, la domus romana "Casa del Fanciullo sul Delfino", consente ai visitatori di accedere all'interno dei suggestivi ambienti dei locali seminterrati del palazzo rinascimentale, con le ampie volte in mattoni, sostenute da imponenti murature a ciottoli e a bozze lapidee di epoca medievale, sulle quali è stato costruito l'edificio signorile. Dopo un accurato restauro parte delle strutture antiche sono state lasciate a vista, protette da ringhiere in ferro battuto, o da lastre di vetro opportunamente areate per evitare i consueti problemi di condensa e proliferazione di muffe. Il percorso di visita è stato dotato di una serie di pannellature didattiche, con planimetrie, ricostruzioni grafiche, immagini salienti dello scavo archeologico e dei reperti di maggiore interesse. Per l'occasione è stata elaborata una rigorosa ricostruzione in grafica 3D dell'articolazione interna dell'abitazione romana e dell'isolato prospiciente il decumano, all'interno del quale è stato riprodotto il Teatro romano, di cui si conservano ancora alcuni resti strutturali in Piazza delle Grazie e Piazza Sant'Agostino, a poche decine di metri dal sito. Grazie agli studi analitici sul monumento, è stato possibile ricrearne fedelmente i volumi architettonici, sovrapponendo texture ricavate dai materiali costruttivi originali. Per rendere più fruibile e immediata la comprensione della complessa sequenza stratigrafica del sito anche ad un pubblico non esperto, è stato realizzato un video di otto minuti, proiettato a ciclo continuo in una sala multimediale, idoneamente strutturata in uno degli ambienti. La cura dei materiali impiegati, la scelta dei colori, delle gigantografie di soggetto archeologico, che rivestono le pareti, e gli apparati illumino tecnici, contribuiscono a valorizzare gli spazi antichi creando un'atmosfera di grande suggestione. La scelta coraggiosa operata dalla committenza, che ha sostenuto interamente gli oneri dell'iniziativa, porrà forse essere di esempio anche per altri cittadini, contribuendo così a diffondere un'ottica nuova, in cui il momento dello scavo archeologico non sia solo una necessità imposta dalle esigenze di tutela, ma diventi un bene da valorizzare e trasmettere.
Dott.ssa Elisabetta Abela