La Musealizzazione della Domus Romana

Il restauro complessivo degli ambienti interrati di Palazzo Orsucci, promosso dalla proprietà, ha portato, dopo quasi due anni di  lavori, alla valorizzazione delle strutture antiche e al loro inserimento in un percorso museale attrezzato, aperto al pubblico. Inaugurata il 3I marzo 2012, la Domus romana "Casa del Fanciullo sul Delfino", consente ai visitatori di accedere all'interno dei suggestivi ambienti delle cantine rinascimentali del palazzo, con le ampie volte in mattoni, sostenute da imponenti murature a ciottoli e a bozze lapidee di epoca medievale, sulle quali è stato costruito l'edificio signorile. Dopo un accurato restauro parte delle strutture antiche sono state lasciate a vista, protette da ringhiere in ferro battuto, o da lastre di vetro opportunamente areate per evitare i consueti problemi di condensa e proliferazione di muffe. Il percorso di visita è stato dotato di una serie di pannellature didattiche, con planimetrie, ricostruzioni grafiche, immagini salienti dello scavo archeologico e dei reperti di maggiore interesse. Per 1'occasione è stata elaborata una rigorosa ricostruzione in grafica 3D dell' articolazione interna dell' abitazione romana e dell'isolato prospiciente il decumano, all'interno del quale è stato riprodotto il Teatro romano, di cui si conservano ancora alcuni resti strutturali in Piazza delle Grazie e Piazza Sanr'Agostino, a poche decine di metri dal sito. Grazie agli studi analitici sul monumento, recentemente aggiornati da Giulio Ciarnpoltrini (Ciampoltrini 2009, pp. 53-64), è stato possibile ricrearne fedelmente i volumi architettonici, sovrapponendo texture ricavate dai materiali costruttivi originali. Per rendere più fruibile e immediata la comprensione della complessa sequenza stratigrafica del sito anche ad un pubblico non esperto, è stato realizzato un video di otto minuti, proiettato a ciclo continuo in una sala multimediale, ricavata in uno degli ambienti. La cura dei materiali impiegati, la scelta dei colori, delle gigantografie di soggetto archeologico, che rivestono le pareti, e gli apparati illumino tecnici, contribuiscono a valorizzare gli spazi antichi creando un'atmosfera di grande suggestione. La scelta coraggiosa operata dalla committenza, che ha sostenuto interamente gli oneri dell'iniziativa, potrà forse essere di esempio anche per altri cittadini, contribuendo così a diffondere un'ottica nuova, in cui il momento dello scavo archeologico non sia solo una necessità imposta dalle esigenze di tutela, ma diventi un bene da valorizzare e trasmettere alla collettività e alle generazioni future.

Archeologa Elisabetta Abela (curatrice dei lavori di scavo alla Domus Romana)

Estratto da: Notiziario nr.7/2011, edito dalla Soprintendenza Archeologica della Regione Toscana.