Primo Triumvirato Lucca 56 a.C. (Domus Romana)

Siamo nel 56 a. C., gli uomini più forti e influenti della scena politica di Roma Cesare, Pompeo e Crasso, decisero di incontrarsi a Lucca, in forma del tutto privata, per accordarsi sulla spartizione del potere. Tutti e tre erano i veri padroni di Roma. La loro forza e il loro successo li metteva in condizioni di decidere i destini del Popolo romano, indipendentemente dalla volontà del Senato. Questo incontro, definito dagli storici ‘Primo Triumvirato’, fu l’evento che cambiò il corso della Storia. Diede l’avvio alla fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero. In verità l’alleanza tra i tre era stata già avviata nel 60 a.C. con altri incontri segreti tenuti a Roma. Ma Cesare avvertiva che l’efficacia di quanto concordato stava scemando. Per rinsaldare e sigillare il patto, nella primavera del 56 a.C. stabilì il suo quartier generale a Lucca, dove stazionò per alcuni mesi, e qui promosse l’incontro. La scelta di Lucca non fu occasionale. Motivi geopolitici dettarono questa decisione. Geograficamente Lucca era la città più a sud della Gallia Cisalpina e più vicina a Roma. Posizionata extra pomerium, cioè fuori dai confini legali e religiosi dell’Urbe, dove Cesare poteva conservare tutti i poteri di proconsole e agire fuori dal controllo diretto del Senato. Se avesse oltrepassato il pomerium con i littori in armi, avrebbe violato la legge. Cosa che fece nel 49 a.C., quando varcò il Rubicone e marciò su Roma. La prolungata permanenza a Lucca servì a Cesare non solo per vedersi con i due alleati, ma per incontrare senatori, magistrati e cittadini che venivano numerosi a rendergli omaggio, a chiedergli favori, ad assicurare la loro riconoscenza. Voleva avere ben chiaro il quadro delle fazioni politiche e degli umori delle classi sociali. Sapere chi erano i suoi sostenitori e chi poteva divenirlo. Era all’apice della sua potenza. Sentiva la gloria del vincitore. Non era più quell’uomo indebitato che chiedeva al ricco Crasso di prestargli denaro per le sue campagne elettorali. I suoi forzieri erano ricolmi. Ricchezza accumulata durante la conquista delle Gallie, grazie a tanti saccheggi, alla vendita di migliaia di schiavi. Si sente forte anche per avere potuto reclutare e armare dodicimila uomini di due nuove legioni. alle quali si aggiungono le unità ausiliari, Galli edui o della Cisalpina e persino uomini dell’Illiria e cavalieri della Narbonese. Lo storico Spinosa scrive che “a Lucca convennero più di duecento senatori per fare atto di omaggio e giurare fedeltà. Numerosi erano i magistrati presenti. Per le strade della città cisalpina circolavano più di centoventi littori. C’era una moltitudine di uomini e dame d’ogni ceto, provenienti dall’Urbe e dalle Province, che volevano festeggiare il pontifex maximus.” Plutarco definisce l’incontro di Lucca “una cospirazione volta a una nuova suddivisione del potere fra i tre congiurati e all’abolizione della costituzione”. Il mondo romano viveva in quel periodo uno dei momenti più caotici della sua Storia. Il Senato non mostrava di possedere l’autorità e la coesione indispensabili per controllare la politica espansionistica in atto. Diventavano sempre più aspre le ostilità tra le varie fazioni politiche ed emergevano con maggiore violenza le lotte tra i diversi ceti sociali. Questo clima di incertezze favorì l’affermazione di personaggi forti come Cesare, Crasso e Pompeo, che con la loro segreta alleanza tracciavano in privato le linee politiche di Roma. Tutti e tre erano insoddisfatti del modo di governare del Senato. Soprattutto non ritenevano riconosciuta nella giusta misura la loro opera e le loro conquiste, grazie alle quali la gloria, le ricchezze e i confini di Roma erano cresciuti enormemente. In questo scenario prende sempre più consistenza, nei Triumviri, la convinzione che la loro azione era un atto necessario. Era la volontà degli Dèi che li spingeva per il bene di Roma. Si doveva quindi rinsaldare il patto e ben definire gli accordi. Cesare e Pompeo pur mirando singolarmente al potere, avevano capito che al momento avevano bisogno del reciproco aiuto e pianificare una strategia comune. Crasso era l'uomo più ricco di Roma ed era un esponente di spicco della classe dei cavalieri. Pompeo, dopo aver brillantemente vinto la guerra in Oriente, era il generale con più successi alle spalle. Ma il rapporto tra Crasso e Pompeo non era dei più idilliaci. Crasso serbava rancore verso Pompeo, da quando quegli aveva celebrato il trionfo per la vittoria contro gli schiavi ribelli guidati da Spartaco. Ogni merito era andato a Pompeo, mentre per Lui, vero artefice della sofferta vittoria, era stata celebrata soltanto un'ovazione. Cesare con la sua fine abilità diplomatica, seppe riappacificarli. Era convinto che l'alleanza tra i due era l'unico modo in cui egli stesso avrebbe potuto raggiungere i vertici del potere. In cambio del loro appoggio, si sarebbe impegnato a fare approvare dal Senato la distribuzione delle terre ai soldati di Pompeo e ratificare la sistemazione delle province orientali dallo stesso predefinita. Una nuova legge avrebbe favorito i sostenitori di Crasso, consentendo loro un maggiore guadagno sulla riscossione delle imposte. Infine Egli avrebbe potuto rivestire per cinque anni la carica di proconsole della Gallia Cisalpina per poi ricandidarsi a console. A rafforzare ulteriormente quanto concordato, Cesare aveva favorito il matrimonio della figlia Giulia con Pompeo. Dall’analisi storica del Primo Triumvirato emerge l’ennesima conferma della diabolica capacità diplomatica di Giulio Cesare. Con l’incontro di Lucca, escludendo da ogni decisione il Senato, riesce ad assicurarsi e rinsaldare l’alleanza con Pompeo e Crasso. Che nel tempo breve gli potrà consentire di portare a termine la conquista dell’intera Gallia avendo due uomini fidati al controllo della scena politica di Roma, per potere poi concretizzare al rientro il suo vero obiettivo: diventare il pontifex maximus unicus. Crasso comprato con promesse di nuovi guadagni, sarà quindi impegnato nella guerra contro i Parti, (tra l’antica Persia e la Mesopotamia) così lontano da Roma che non potrà giocare alcun ruolo nell’Urbe, e chi può dire se sarà vincitore di quel potente impero? Pompeo illuso di un potere che non potrà mai esercitare, impegnato poi in Spagna. Quali allori potrà spigolare in quelle Province, dove tutti i popoli sono stati sottomessi e violentemente saccheggiati, senza contare che per arrivarci deve attraversare la Gallia Cisalpina e Narbonese controllate da condottieri legati al magnifico. Egli riparte, fiero e soddisfatto, verso le Gallie. Con la ferma convinzione che l’accordo di Lucca rappresenta la pietra miliare per arrivare alla conquista di Roma.

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